La bottega medievale
La bottega medievale era costituita da un semplice vano adibito a laboratorio e alla vendita, ubicato a pian terreno e con l’apertura rivolta verso il fronte stradale. In genere presentava una larghezza ridotta mentre si allungava verso l’interno dell’edificio in modo da ottimizzare lo sfruttamento dello spazio urbano e consentire l’affaccio su strada al maggior numero di botteghe. Anche l’altezza veniva sfruttata al massimo costruendo dei soppalchi in legno dove solitamente erano collocati i giacigli degli apprendisti. L’ampio portone spesso costituiva l’unica presa di luce per il laboratorio e al tempo stesso consentiva al proprietario di mettere in mostra i suoi prodotti; la merce era esposta sfruttando le cosiddette “mostre”, i bassi muriccioli che delimitavano la porta, poggiandovi dei tavoli smontabili oppure i manufatti venivano appesi a delle rastrelliere poste all’esterno dell’apertura. Talvolta lo stesso portellone che chiudeva la bottega, attraverso dei semplici meccanismi di ribaltamento, diveniva un piccolo banco d’esposizione della merce. Le botteghe erano di solito collocate lungo le arterie principali della città ma, quelle che facevano uso del fuoco (fabbri, fornai), venivano preferibilmente poste ai margini dei centri abitati perché frequenti erano gli incendi che tali attività potevano generare.