CASTELLO DI MONTECCHIO VESPONI

CASTELLO DI MONTECCHIO VESPONI

Il castello di Montecchio Vesponi fu eretto su un colle, alla confluenza della Val di Chio con la Valdichiana, a controllo dell’antico tracciato tra Arezzo e Cortona e dell’intera valle ormai divenuta un immenso lago navigabile. Il suo inconfondibile profilo, immortalato negli sfondi di alcuni dipinti del Beato Angelico, e il suo ottimo stato di conservazione ne fanno uno dei fortilizi più suggestivi di tutta la Toscana. Il toponimo Monticulus fa riferimento alla modesta altezza del colle su cui si erge il castello; l’appellativo Vesponi potrebbe invece derivare dalla nobile famiglia aretina dei Guasconi, che lo possedeva nell’XI secolo.

Nel 1014 viene per la prima volta menzionato l’insediamento fortificato, ceduto dall’Abbazia di Farneta ai Marchesi del Monte Santa Maria, primi proprietari del Cassero della vicina Castiglioni; in seguito il castello divenne oggetto di aspre contese fra Arezzo e Firenze, che miravano a consolidare le loro influenze sul territorio.

Nel XIV secolo divenne feudo del temutissimo capitano di ventura John Hawkwood, il celebre Giovanni Acuto immortalato da Paolo Uccello nell’imponente affresco in Santa Maria del Fiore a Firenze. Abile stratega in battaglia, genero del signore di Milano Bernabò Visconti e fiduciario del re Riccardo II d’Inghilterra, l’Acuto fu un potente e temuto signore della guerra. Ne fa un efficace ritratto il novelliere fiorentino Sacchetti che narra di due fraticelli che, venuti per chiedere la questua al castello, lo salutarono con un "Dio vi dia pace" il condottiero rispose seccamente: "Dio vi tolga l'elemosina", sottolineando che era proprio la guerra che gli dava da vivere.

Ancora oggi si conserva un’imponente cinta muraria merlata che si sviluppa per 263 metri con nove torri di guardia. All’interno il Casseretto con la svettante torre del Giusdicente, probabilmente risalenti all’epoca dell’Acuto. Addossate alle mura, le casette degli abitanti del castello hanno lasciato tracce in negativo lungo l’intera cinta. Il castello contava ben due chiese, San Biagio e la Compagnia del SS. Sacramento. Lo straordinario profilo del castello è stato reso celebre grazie ad un francobollo della “Serie dei Castelli d’Italia” e ai numerosi film e documentari a cui ha fatto da sfondo. In tempi recenti, il complesso è stato oggetto di un importante restauro e sono tutt’ora in corso ricerche archeologiche per chiarire le vicende storiche legate allo sviluppo del castrum.